Ogni anno tanti, curiosi, turisti, appassionati di panorami e fan degli orizzonti infiniti si ritrovano nelle famosissime spiagge del Golfo di Policastro. Sei pronto a scoprirle con noi?
Dalla irridente ed elegante spiaggia di Sapri, alla più quieta di Villamare, frazione di Vibonati; dal centralissimo borgo di Capitello, appartenente al comune di Ispani, al formidabile e ricco di storia litorale di Policastro, oggi facente parte di Santa Marina. Infine si giunge alla “perla del Golfo di Policastro”, l’eterna Scario, appendice del borgo di San Giovanni a Piro, più spostato verso l’interno. Eccoti ad una ad una la presentazione di alcune delle spiagge cilentane che almeno una volta nella vita, vanno battute.
Venendo da sud, dal piccolo tratto di costa della Basilicata, gli "scoscendimenti infernali" descritti da Pier Paolo Pasolini nel suo tour costiero in macchina del 1959, lasciano il posto alla spiaggia bassa della baia di Sapri, una striscia di pietruzze finissime che va da località Pali, dove sfocia il torrente Brizzi, all'estremo nord del paese: località San Francesco, dove una statua del santo che attraversò lo Stretto di Messina su un mantello guarda i turisti e dal mare affiorano le rovine di una villa romana del terzo secolo dopo Cristo. Proprio su questo tratto di costa, la spiaggia di Largo dei Trecento, si dice sia sbarcato il 28 giugno del 1857 Carlo Pisacane, ricordato da un bell'obelisco in marmo su cui ogni anno si depone una corona di fiori con la bandiera tricolore, all'ombra di un piccolo osservatorio astronomico di inizio Novecento che ricorda nelle fattezze le torri del castello di Miramare a Trieste. In realtà Pisacane sbarcò più a nord, oltre la punta che chiude la baia di Sapri, per non essere intercettato dalla guarnigione militare, munita di cannoni, che quella punta presidiava.
La spiaggia di Largo dei Trecento è quieta, prediletta dai turisti, specie quelli che hanno poca dimestichezza col mare, per via del fondale basso e suggestivo, da cui emergono resti di un'antica villa romana. La varietà dell'ambiente caratterizza tutta la costa di Sapri: fondali bassissimi si alternano ad altri decisamente più profondi, dov'è possibile praticare l'immersione e la pesca subacquea; il lido è scabro, roccioso perfino, verso la Basilicata e si appiattisce decisamente verso nord.
Piatta e sabbiosa è la spiaggia di Villammare, la frazione marina del comune di Vibonati. Quieta anche se situata appena davanti al lungomare del centro abitato, nato come borgo di pescatori e luogo di villeggiatura dei nobili discesi dalla collina: la stessa - selvaggia e incantevole - cantata dal poeta venezuelano Vicente Gerbasi, uno dei più grandi autori in lingua spagnola del XX secolo, figlio di emigranti di Vibonati.
Non lontano dalle belle case della marina, un fronte di palazzotti eleganti in cui predomina il tema architettonico dell'arco, vegliato dalla splendida torre vicereale spagnola detta "Petrosa", il lido di Villammare è amatissimo da turisti e vacanzieri per le acque cristalline, l'ampiezza e la facile accessibilità.
Il legame col mare è forte anche a Capitello, frazione del comune di Ispani e autentico centro geografico del Golfo di Policastro, abbellita da una lunga spiaggia di sabbia e da una passerella, singolare molo di porto, che si inoltra verso il largo. Il nome apparentemente “artistico” del borgo fa invece riferimento, con ogni probabilità, alle rovine di un acquedotto romano presente in località Sughereto. “Caput” ed “elix” (= solco d’acqua) sono i riferimenti etimologici più accreditati. Per secoli residenza estiva dei conti Carafa della Spina, il paese ne conserva il palazzo di villeggiatura, oggi stravolto nei tratti e trasformato in un istituto educativo-assistenziale gestito dalle suore elisabettine. Sull’ampio lungomare non sfugge la presenza di un arco monumentale, nel mezzo di un lungo fronte di mura e robuste garitte: era, come attesta lo stemma che lo sormonta, l’ingresso al palazzo dei Carafa, primi villeggianti di questa marina ariosa e rinfrescata dall’odore di salmastro.
Poco lontano, sulla collina che protegge il paese a sud, si trova la cosiddetta Torre Normanna, un‘imponente fortezza difensiva voluta (come parte di un sistema difensivo esteso lungo tutta la costa dell’Italia meridionale) dal viceré di Napoli don Pedro de Toledo e costruita intorno al 1560. Il pericolo dei pirati era ancora vivo, come testimonia, non lontano dall’arco dei Carafa, lo straordinario reperto di una lapide con un epigrafe del XVII secolo. Il tono è di sfida, lo stile vagamente poetico: “Non t’alletti, o pirata,/ il bel terreno simbol di Cara Fe’(storpiatura in chiave religiosa del nome del casato)/ poiché una spina il guarda/ e se impiagò beltà divina,/ trafigger saprà meglio/ un mortal seno”.
Il litorale basso continua fino a Policastro, oggi frazione del comune di Santa Marina ma in realtà borgo dall'antichissima storia (risalente al periodo greco-romano) e sede vescovile fino alla fine degli anni Settanta. Da alcuni decenni il paese, tradizionalmente agricolo, ha scoperto una vocazione turistica che ne ha favorito lo sviluppo verso il mare. Un grappolo di case, allineate lungo la strada statale, si allunga fino al porto, oltre il quale la spiaggia di pietrisco riprende fino alla foce del fiume Bussento appena a nord dell'abitato. Il toponimo del fiume ha origine greca e fa riferimento alla pianta del bosso diffusa in questa zona. Largo e placido dopo un corso tortuoso, lo sbocco del Bussento raffredda le acque del tratto di mare antistante e crea un ambiente molto caratteristico, ideale per chi ama l'osservazione della natura o sport come la canoa.
Più oltre è un lunghissimo litorale sabbioso, chiazzato da cespugli di macchia mediterranea, che ospita - ancora visibili - postazioni della contraerea tedesca risalenti alla seconda guerra mondiale e, assai più recente, uno dei primi - e ancora tra i più importanti - grand hotel per vacanzieri dell'intero golfo.
Risalendo la linea mutevole della costa si arriva a Scario. Frazione del comune collinare di San Giovanni a Piro, giustamente definita la "perla del Golfo di Policastro", incarna l’idea stessa del borgo marinaro. Una teoria di case a seguire la chiesa dell’Immacolata, scaloni di pietra che filano verso le colline incombenti, il lungomare punteggiate di oleandri, due bracci di porto con la darsena. Più in là sta il quartiere di sant’Anna, con l’antica cappella gentilizia consacrata al culto della “vecchia potente”, nonna di Gesù. La pregevole statua lignea della santa, la garitta che fa da minuscola torre campanaria, la chimera di muri e scogli rispecchiano un groviglio di tradizione, devozione e immaginosa urbanistica dei tempi andati. Oltre ancora c’è il faro, la sua luce temeraria contro tutte le tenebre, poi la Tragara, una spiaggetta erosa e una passeggiata romantica in penombra fino alla “prima punta”. Il mondo del borgo finisce e ne comincia un altro fantastico, intatto da millenni, roccia e macchia e frastagli di una costa dolomitica che ha intrappolato resti di uomini preistorici e perpetua una bellezza mitica, oltre il tempo.
Detta "Masseta", per l'aspetto roccioso e selvaggio del suo paesaggio, questa porzione di litorale è caratterizzata da grotte grandiose e affascinanti, punte che frastagliano la linea della costa, spiagge splendide e aurorali designate da nomi suggestivi: da sud verso nord il Buondormo, la Molara, la Calcarella, il Vallo cello, la Sciabica, la Risima e il vallone di Marcellino, delimitato dallo scoglio con la croce di ferro della "cala dei morti". Preservata nella sua integrità dall’Area Marina Protetta del Parco del Cilento, la Masseta offre ancora ai visitatori un’idea precisa dell’esplosione trionfale di natura, insieme strabiliante e minacciosa, che doveva essere al suo primo apparire.
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