Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni: scopriamo il secondo parco protetto più esteso d’Italia, un territorio dal grande valore naturalistico, custode di miti, storia e cultura. 

Nella provincia di Salerno, in Campania, esiste un’area naturale protetta con una superficie di 1810 chilometri quadrati che si estende dalla costa tirrenica ai piedi dell’Appennino campano e lucano.

Il suo territorio bellissimo e diversificato comprende una vasta gamma di ambienti naturali: le due aree marine protette di “Santa Maria di Castellabate” e della “Costa degli Infreschi e della Masseta”, ma anche le vette dei monti Alburni, il monte Gelbison, il monte Bulgheria, il monte Stella e il Cervati, la cima più alta della Campania.

È popolato da miti e leggende, creature fantastiche come divinità e sirene, e anche da diverse specie di flora e fauna protette che hanno scelto come casa molti tipi di habitat diversi. Qui, fra la costa mediterranea e la montagna, si trovano siti archeologici e borghi antichi, tesori della storia da visitare e soprattutto da ascoltare.

Fra i rilievi, il verde del paesaggio e il blu del mare troverai 8 comunità montane, 80 comuni e moltissime cose da scoprire che vanno ben oltre i numeri e che ti portano per mano alla scoperta di una Bellezza senza fine. Un valore inestimabile che l’UNESCO ha deciso di valorizzare e proteggere.

La storia del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è stato istituito nel 1991. Nel 1995 nasce l’Ente gestore del parco, con sede a Vallo della Lucania. Nel 1997 il parco è stato riconosciuto come Riserva della Biosfera MAB dell’UNESCO. Nel 1998 i siti archeologici di Paestum, Velia e la Certosa di Padula vengono inseriti nella lista dei patrimoni mondiali dell’umanità. Nel 2010 il parco è diventato Geoparco della rete europea e mondiale.

La Primula Palinuri, un raro endemismo vegetale che cresce sulle falesie della costa a sud di Palinuro, è il fiore simbolo del parco. Rarissima e a rischio di estinzione, è l’unica della sua specie che, ad oggi, cresce in un ambiente non montano, e la sua storia inizia circa due milioni e mezzo di anni fa. 

Un territorio fra storia e leggenda

L’uomo ha abitato queste zone sin da tempi molto antichi, protetto tra le grotte che caratterizzano la natura carsica delle terre cilentane. Per la precisione dal Paleolitico medio, un mondo perduto risalente a 500.000 mila anni prima della nascita di Cristo. Ancora oggi, alcune tracce della vita di questi uomini sono disseminate nelle cavità delle rocce fra le montagne e il mare, nelle Grotte di Castelcivita, in quelle di Pertosa e Auletta, o in quelle costiere tra Palinuro e Scario.

Nell’Età del Bronzo compaiono luoghi di culto, altari sacrificali e misteriose sculture rupestri. Fra queste, la più famosa è la figura di un uomo, forse un condottiero o forse una divinità, che da 1125 metri di quota sui monti Alburni osserva un panorama a 360° che arriva fino al mare: Antece.

Fanno la loro comparsa i grandi protagonisti della storia del Cilento: gli Enotri, i Lucani, i Greci e, più tardi, tra il VII e il VI secolo a.C., sorgono città come Pixunte (l’attuale Policastro Bussentino), Molpa e Paestum (l’antica Poseidonia degli Achei sibariti). In fuga dall’Asia minore, i Focei approdano su queste coste e fondano Elea (più tardi Velia), culla della Scuola Filosofica Eleatica di Parmenide, l’inizio di una rivoluzione del pensiero in aperto contrasto con le grandi scuole del tempo.

Da qui in poi traffici e alleanze intrecciano le vicende dei popoli con quelli vicini, e poi ancora guerre e occupazioni trasformano il Cilento in una meravigliosa contaminazione di culture. Visigoti, Monaci Basiliani, Longobardi e Saraceni lasciano il loro segno indelebile e danno un contributo nel plasmare l’identità del territorio con bellissime abbazie, fortezze e gioielli architettonici, fino all’insediamento dei Normanni e dei vari casati tra cui i famosi Sanseverino. Il Cilento è diventata terra di Principi e Baroni, teatro delle vicende di nobili e briganti, fino a quando il popolo locale riconquista la sua libertà.

Anche la mitologia aggiunge capitoli all’avvincente passato di queste terre: a molti luoghi cilentani sono legati miti classici come quelli di Palinuro, il nocchiero della flotta di Enea, che trova la morte nei pressi del promontorio dove ora sorge la famosa località balneare che porta il suo nome; o quello degli Argonauti alla ricerca del Vello d’Oro che qui fondano un santuario; o ancora quello che vede Ulisse resistere al canto ammaliatore delle sirene fra cui Leucosia, da cui deriva il toponimo Punta Licosa, meraviglioso angolo di paradiso a sud del comune di Castellabate. 

Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e l’UNESCO

Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità nel 1998 grazie alla sua bellezza naturale e al suo ricco bagaglio storico e culturale.

Qui troviamo i possenti Templi di Paestum dedicati a Hera, Nettuno e Atena; il Parco archeologico di Elea-Velia con l’Acropoli, la Porta Rosa e il Crinale degli Dei; la splendida Certosa di San Lorenzo a Padula, capolavoro barocco nonché monastero più grande d’Italia; e poi ancora borghi medievali, città e siti culturali come il Battistero paleocristiano di San Giovanni in Fonte, uno dei più antichi battisteri cristiani di tutto l’occidente.

Oltre ai siti di interesse storico e architettonico, lo stesso territorio in sé rappresenta un patrimonio naturale e culturale dal valore enorme; ecco perché è stato inserito nella lista dei Geoparchi e delle Riserve della Biosfera UNESCO.

Un territorio dalle molteplici sfaccettature

Spiagge accarezzate da un mare incantevole, coste dalle rocce stratificate, dolci colline, montagne calcaree, fiumi, ruscelli, cascate, gole, valli e foreste, alcune inserite in oasi protette. Questo è ciò che offre un territorio eterogeneo con zone pressoché selvagge che si alternano a città e paesi

Dalla macchia mediterranea del paesaggio collinare nei pressi della costiera Cilentana, se ci spingiamo verso l’interno troveremo un paesaggio che muta man mano fino a diventare più aspro, misterioso, modellato dai fenomeni carsici che nel corso del tempo ne hanno scolpito le forme.

Così sono nate alcune delle peculiarità più caratteristiche di queste zone: grotte, doline e inghiottitoi, fra cui le famosissime Grotte di Castelcivita, Grotte di Pertosa-Auletta e Grotte del Bussento. 

Flora del Parco Nazionale: colori e profumi dal mare alle vette

Il Cilento è un’area di grande biodiversità, un’esplosione di colori, di profumi e di vita.

Qui, infatti, si trovano circa 1800 specie di piante autoctone spontanee tra cui la Primula di Palinuro, simbolo del parco. Questo fiore è così prezioso perché, oltre ad essere a rischio di estinzione, sembra essere l’unico superstite di una famiglia di primule risalente a circa due milioni e mezzo di anni fa. Sulle spiagge, poi, nasce il giglio marino, mentre sulle falesie costiere il garofano delle rupi, la campanula napoletana e altre bellissime specie vegetali. Il parco ospita anche 284 entità di orchidee selvatiche (tra cui la rara orchidea gigante e la meravigliosa orchidea farfalla) che si possono osservare in gran parte nella Valle delle Orchidee, una superficie di 47 chilometri quadrati nel Comune di Sassano. Se si pensa che in Europa e nel Bacino del Mediterraneo ne sono state identificate 319 specie totali, ci si può rendere facilmente conto di quanto la varietà di orchidee che crescono nel territorio del parco sia strabiliante.

Altra grande protagonista della flora locale è la macchia mediterranea con i Pini d’Aleppo, gli uliveti, carrubi, ginepri rossi e lecci, fino ad arrivare ai prati di lavanda e, salendo di quota, a boschi di querce, frassini, tigli, olmi, castagni, aceri e specie rare che nascono nel silenzio delle cime più inospitali.

Fauna del Parco Nazionale: le creature che abitano questo mondo incantato

Una così grande varietà di ambienti porta con sé una notevole diversità di specie animali che li popolano.

Fra le cime delle montagne volano, padroni del cielo, rapaci come l’Aquila reale, il Corvo imperiale, il Falco pellegrino, il Lanario e il Gracchio corallino. E, fra i boschi, lupi, volpi, lepri, il Picchio nero e il Picchio muratore, ghiri, il gatto selvatico e altre specie tra cui il coleottero Rosalia alpina, di importanza europea. 

I prati sono il regno di numerose varietà di farfalle e, vicino alle sorgenti, possiamo trovare curiose forme di vita come la Salamandra con gli occhiali, un endemismo italiano di grande interesse naturalistico. E poi ci sono tutte le creature dell’acqua, che vivono dove scorrono fiumi e ruscelli.

Il segreto per vivere cent’anni: un altro tesoro cilentano

Il 16 novembre 2010 la Dieta Mediterranea viene iscritta nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale UNESCO. La Dieta Mediterranea è molto più di un regime alimentare. È uno stile di vita che caratterizza il Cilento e molte comunità nel bacino del Mediterraneo, un mix di tradizioni, ospitalità, rispetto del territorio e della biodiversità. È un modo di “vivere insieme” i momenti conviviali che permette di godere di altissimi standard di salute.

Nel 1944 i coniugi Keys si trasferirono a Pollica incuriositi dalla straordinaria longevità delle popolazioni cilentane e dalla bassissima incidenza di malattie cardiovascolari. Da questi studi emerse come proprio la Dieta Mediterranea sia l’elisir di lunga vita, un tesoro inestimabile alla portata di tutte le tasche.

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