Gli scavi di Velia sono uno dei gioielli più preziosi del Cilento. A passo leggero, ci addentriamo nella città patria dell’antica scuola di filosofia che ancora oggi influenza il pensiero moderno.
Sulla Costiera Cilentana, nel comune di Ascea, una torre si erge a osservare l’orizzonte. È la torre di Elea-Velia, grande polis della Magna Grecia, una delle più grandi meraviglie che incontrerai visitando le 7 Porte del Cilento. Stiamo per iniziare un viaggio in una storia antica, alla scoperta di una città nata molti secoli fa, che cambiò nome e aspetto a seconda del popolo che la governava e che, ancora oggi, in gran parte, giace coperta dai veli del tempo.
Ci troviamo in quella che Yes Cilento chiama Area Velia – Porta del Mito e, ciò che oggi appare come resti di case ed edifici pubblici, era un centro ricco e vivace, florido polo commerciale famoso per le sue acque termali, le sue navi potenti, la sua politica arguta e le sue buone leggi volute dal filosofo Parmenide.
Proprio egli fu il fondatore di uno dei vanti più grandi della città, la scuola filosofica che vi nacque e che conta fra le sue menti personaggi del calibro di Zenone e Melisso di Samo: la Scuola Eleatica.
Ora immagina che il silenzio di questi ruderi sia abitato dai suoni della vita, dai colori dei mosaici, degli affreschi e degli oggetti quotidiani. E immagina navi che solcano le onde del mare per attraccare al porto della città, cariche di chissà quale merce preziosa. Il resto te lo raccontiamo noi.
Seconda metà del VI sec. a.C. Un gruppo di Focei fugge dalla Ionia (nell’attuale Turchia) assediata dai Persiani, e approda su un promontorio che si tuffa nel mare tra Punta Licosa e Palinuro. Qui essi fondano la loro nuova città: Hyele, dal nome di una sorgente, da cui, più tardi, Elea. La fortificano con una cinta muraria di nove chilometri e, su uno sperone di roccia circondato dal mare, costruiscono l’acropoli.
Questa è l’origine di una delle polis più ricche della Magna Grecia, la cui importanza crebbe grazie all’interessante posizione al centro dei traffici commerciali tra Grecia ed Etruria. Il luogo in cui la città sorgeva era strategico anche per altre due ragioni: i suoi due porti, uno sul mare e uno sul fiume Alento, e la sua posizione elevata. Tutto ciò, insieme a un’abile diplomazia e un possente sistema di mura difensive, la fece resistere al tentativo di conquista dei Lucani, destino che invece non risparmiò la vicina Paestum.
La fortuna di Elea crebbe anche grazie ai rapporti sempre più stretti con la potenza di Roma. Nell’88 a.C. divenne municipio romano e venne chiamata Velia, ma conservò la lingua greca e l’autorità di battere moneta. Fino a quando due eventi cambiarono radicalmente il corso del suo destino.
Roma costruì nuove strade e studiò nuove rotte per essere collegata direttamente con l’Oriente tagliando fuori Elea. In più, i porti della città si interrarono progressivamente, tanto che oggi i loro resti sono visibilmente distante dal mare. Così, quella che era stata una potenza commerciale, divenne un umile villaggio di pescatori, più tardi abbandonato. Le poche famiglie rimaste si rifugiarono nell’acropoli fortificata. Durante il Medioevo, sui resti dell’acropoli, nacque il borgo di Castellammare della Bruca, ma anch’esso si spopolò e l’area fu dimenticata.
Pagine di storia perse nell’oblio… fino alla metà del secolo scorso. Gli scavi iniziarono nel 1921 per poi continuare negli anni ’50 e ’60, e oggi il Parco archeologico di Paestum e Velia tutela tutta questa meraviglia, riconosciuta Patrimonio dell’Umanità Unesco.
Senti le voci che riecheggiano tra le mura? Sono quelle di Parmenide, dei sui discepoli Zenone e Melisso di Samo e degli altri “eleati” che discutono sui criteri della verità e sull’inganno dei sensi. Menti illuminate, impegnate nella ricerca costante di un Essere unico, incorruttibile, ingenerato ed eterno, diverso dalle tante divinità pagane così esasperatamente “umane”.
La Scuola Eleatica fu una scuola presocratica di filosofia che segnò l’inizio di una vera rivoluzione del pensiero. Nacque nel VI secolo a.C. andando contro la visione delle grandi scuole del tempo e la sua influenza ebbe un eco così grande da coinvolgere non solo le correnti filosofiche successive, ma anche quelle contemporanee. Fu proprio Parmenide, inoltre, a dare alla città le buone leggi che la governavano e ne contribuirono alla prosperità.
I resti di questa città sembrano confondersi con i colori della terra, così come l’eco della sua storia si confonde con la voce del vento. Si ha la sensazione di ritrovarsi all’improvviso in un dipinto dalle sfumature perfette, da osservare lentamente un piede dopo l’altro, lungo il sentiero che percorre l’area archeologica. Tutto intorno un circuito di mura e, all’interno, tre quartieri che si possono distinguere ancora oggi. La linea della costa, che ora appare distante, un tempo era molto più vicina. Ecco perché ti consigliamo di provare a immaginare ciò che vedi com’era prima che il fiume Alento, con i suoi detriti, allontanasse questa zona dal mare.
L’accesso alla città è presso Porta Marina Sud, su cui vigila una possente torre. Qui si entra nel quartiere meridionale, la città bassa, dove si trovano i resti degli edifici di età greca e romana. Lungo tutto il percorso che porterà fino all’acropoli – dove svetta la torre medioevale – dei pannelli didattici ti spiegheranno la storia di ciò che stai osservando.
Ed ecco un criptoportico con giardino (forse adibito a palestra) e un pozzo sacro profondo otto metri dove venivano gettate offerte agli dei, probabilmente dai marinai tornati sani e salvi da qualche lungo viaggio per mare. Velia era celebre in tutto il mondo per le sue terme: delle Terme Adriane del II secolo d.c. oggi possiamo ammirare un meraviglioso mosaico di tasselli bianchi e neri che disegnano animali e mostri marini. Interessante la Masseria Cobellis, dove sono stati ritrovati i resti di un edificio pubblico e, fra le domus di età imperiale, la “Casa degli affreschi”, non ancora riportata completamente alla luce. Si tratta di un complesso residenziale composto da 34 ambienti che si estende su una superficie di 400 metri quadrati.
Percorrendo il sentiero che sale su per la collina incontriamo l’agorà, interpretata in tempi recenti come il santuario di Asclepio, divinità guaritrice. Esso risale al II secolo a.C. e usufruiva dell’acqua della sorgente Hyele grazie alla quale, in età ellenistica, venne realizzato un importante impianto termale.
Immagina un tempio che svetta maestoso sul promontorio circondato dal mare. Siamo sull’acropoli, dove si ergeva il tempio dedicato probabilmente ad Atena. In questa zona si trovano resti di età romana tra cui l’antico teatro greco del 300 a.C. con la sorprendente acustica che caratterizza i teatri della Magna Grecia, poi ampliato in epoca romana per contenere fino a 2000 posti.
L’Acropoli ospita anche successive costruzioni di epoca medioevale, fra cui la Torre Angioina meglio conosciuta come Torre di Velia, alcuni resti di mura, la chiesa di Santa Maria e la cappella Palatina. Questa oggi è un piccolo museo che raccoglie reperti archeologici delle diverse fasi di vita della città.
Dall’Acropoli, se ci dirigiamo verso l’entroterra, possiamo intraprendere una meravigliosa passeggiata panoramica sul cosiddetto “Crinale degli Dei”. È un percorso di circa tre ore immersi nelle bellezze della natura e nel fascino di un mondo passato che ci porterà fino alla fortezza del Castelluccio, punto estremo delle mura difensive.
Strada facendo incontreremo le Terrazze Sacre ed alcuni edifici di culto datati tra il 400 ed il 250 a.C., ma soprattutto attraverseremo la Porta Rosa, una delle principali attrazioni degli scavi. Essa separa la zona nord da quella sud della città ed è il primo arco a tutto sesto costruito in Italia. Il nome “porta” può trarre in inganno: è un viadotto che serviva a contenere le pareti della gola per difendere la città. Ironia della sorte volle che, nel III secolo a.C., essa fosse ostruita proprio per la stessa funzione con cui era stata creata: bloccare le incursioni nemiche. Così l’arco rimase sottoterra per oltre due millenni e fu riportato alla luce solo nel 1964.
Se stai andando agli scavi di Velia in auto, dall’autostrada Salerno-Reggio Calabria ti basterà uscire a Battipaglia e imboccare la SS18. In un’ora circa sarai arrivato ad Ascea Marina e, vicino all’ingresso del paese, troverai il parco archeologico in Piazzale Amedeo Mauiri lungo Via Porta Rosa/SR447.
Se preferisci viaggiare su rotaia (e parti dalla stazione di Napoli o da Paestum), puoi prendere un treno regionale in direzione Ascea, dopodiché ti aspetta una passeggiata di meno di mezz’ora.
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